…può bastare…

…la signora ha più di ottant’anni e i capelli corti, la incontro all’uscio con quel solito sorriso che le piega il collo e le contrae il viso sino a formare una ruga sul labbro destro. “Sei arrivato adesso?”, mi domanda. No, non me lo chiede per sentire la risposta, quella la conosce già, lei lo chiede per essere sicura che sia veramente io e per essere sicura di non sbagliare nome. -“Questo è Gabriele, il mio figlio più piccolo.” 
Lo dice a tutti, lo ripete come una preghiere mandata a memoria. Lo sottolinea a tutti, per essere sicura di non sbagliarsi. Lo fa con orgoglio, penso o forse lo spero soltanto, come se fossi un cavallo purosangue da mostrare alla fiera. Lo ripete contenta, sbirciando di nascosto la riga dei pantaloni o il bottone della polo, purché sia tutto a posto, perché sia tutto preciso, che non manchi nulla, come quando ci riunivamo a cena ed ognuno di noi manteneva il suo posto, per non creare disordine, per facilitare la distribuzione del pasto.
-“…sono io, mamma. Sono proprio io, solo proprio io. – le rispondo tutte le volte – Domani sarò via un’altra volta, sarò lì dove mi aspettano i giorni, dove non cresce l’oleandro rosso e nemmeno la dulcamara, lì c’è il sole solo nelle ore del sole e la notte giunge solo di notte. Qui è il vento quando c’è il sole ed è caldo di luce la notte. Qui la terra sa di mare ed il mare sa di terracotta, a volte si potrebbe anche mangiare. Qui il tempo è il fico e la malvasia, la lumaca che lascia il guscio nei pomeriggi afosi di pietra mula. Qui non mi appartiene più niente, mamma, nemmeno il geco che vigila sulla tomba di mio padre…”
-“Mi hai portato un sorriso e per oggi mi potrà bastare.”
Eccola, una mamma, potrebbe crollare l’universo, ma lei un sorriso, il tuo sorriso di figlio, se lo farebbe bastare…

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…barbie gonfiabile…

…io me la ricordo mia figlia quando aveva 4 anni che le cadde la Barbie nella vasca da bagno piena d’acqua e noi a tranquillizarla: “È solo un bambolotto non ti preoccupare non affoga mica.”. Ecco, fate come mia figlia, non preoccupatevi. Al massimo sono solo africani…

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…marenostro…

Marenostro ascolta ti prego
questa notte porta pazienza
c’è una barca in mezzo alle onde
è una barca che porta speranza

Non ha vela e non ha motore
non c’è porto e non c’è faro
ma son tanti lì sopra li vedi
quella barca è il loro riparo

Marenostro guardali bene
sotto i piedi portano il mondo
e negli occhi chissà quanta cenere
quante lacrime avranno sepolto

Sono loro la storia del grano
il fuoco che torna al tramonto
il pane spezzato e diviso
alla fine del giorno
Mare ti prego stanotte
non li affogare
mare nostro mare

Marenostro tu sai chi li guida
è quel Dio che non ha frontiere
che cammina sull’acqua e sul fuoco
e che spezza tutte le catene

è il Dio di tutti i colori
che combatte la fame e la guerra
e per lui nessuno è straniero
come in cielo così come in terra

Sono loro la storia del grano
il fuoco che torna al tramonto
il pane spezzato e diviso
alla fine del giorno
Mare ti prego stanotte
falli passare
mare nostro mare

Mare nostro portali a riva
prima che muoia l’ultima stella
prima del cambio di guardia
che non li veda la sentinella

e la terra non sia galera
né manette né foglio di via
ma sia strada bagnata dal sole
non sia mai strada cattiva

Sono loro la storia del grano
il fuoco che torna al tramonto
il pane spezzato e diviso
alla fine del giorno
Mare ti prego stanotte
falli arrivare
mare nostro mare

(grazie Marino Severini)

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…il filo di Marianna…

...sono il minotauro che ha perso il filo,
l’attore di terza fila che dimentica la battuta,
il tendone scolorito del circo senza acrobati,
l’orchestra stonata alla festa del paese,
piango lacrime di altri che non conosco,
cucino ali di aquiloni sui fili dell’alta tensione,
sono la barca a vela senza timone,
l’ossimoro che regge la frase scordata,
il telaio rotto dove metti ad essiccare l’orizzonte,
la sveglia del mattino che allenail ritardo,
la sala d’aspetto di un folle posteggiatore,
l’ora in cuici siamo incontrati io e te ed abbiamo sorriso,
intanto che metto a bollire coriandoli ed attendo
che il sonno mi ripaghi delle sue lire di resto.
Sono la fotografia appesa al muro dove non appaio mai,
l’aeroplano senza paradisi da conquistare,
l’angolo sbreccato del palazzo di fronte,
la porta di casa tua dove abbiamo scambiato le labbra,
il cielo bianco di Creta dove asciugavo i pensieri,
io che non ho ancora imparato ad amarti mi offro volontario,
tu fammi tutte le domande che vuoi,
tanto ho solo un fioree pochi spiccioli dicuore da risponderti…

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…dignitosa…

…sto qui vicino al letto di mia madre ed aspetto. Non so cosa, ma aspetto. Giro la testa ogni tanto, forse mi nascondo, forse solo per guardare fuori dalla finestra. Il cielo è limpido stamattina, si sente sul vetro un calore lieve come di primavera, lottano due solitarie nuvole a rincorrersi, vince nessuna alla fine, se non l’azzurro tiepido di un giorno comunque.
Sto qui vicino al letto di mia madre ed aspetto. Ancora non ho compreso cosa, ma aspetto. Verso l’acqua nel bicchiere e passo una pillola sulla mano, forse solo per nascondermi, forse solo per ingannare il tempo. Dorme con gli occhiali sul naso, sembriamo una cartolina illustrata degli anni Quaranta: nonna e papà vicini, in camera d’ospedale. Lei sorride a volte, di un sorriso frettoloso. Esausta penso, svuotata anche, come sanno esserlo le donne a cui vien tolta la libertà del fare, quelle donne che sanno di dover chiedere una mano; dignitosa sempre, come solo le donne sanno essere di fronte al male.
Sto qui vicino al letto di mia madre ed aspetto. Non so cosa, ma aspetto. Forse qualcuno che salutandomi mi dica: “Una vecchiaia dignitosa a te, amico mio.” Una vecchiaia dignitosa ecco quello che ci vorrebbe, ecco quello che aspetto, quello che spero per tutti. Una vecchiaia dignitosa come saluto, niente più ‘ciao’ né ‘arrivederci’, solo ‘una vecchiaia dignitosa, amico mio, amica mia’….

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…restiamo umani…

…sono sempre più convinto che se ci togliessimo dalle palle tutte le religioni, con le loro scuse, le illusioni, le speranze del cazzo, si potrebbe vivere in un mondo più giusto e più sereno…

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…aspetto…

…il fumo sale dritto tra le tende di cotone e la luna affacciata sul terrazzo di fronte, come l’aquilone che mi portava a spasso sulla strada dietro la scuola, nei pomeriggi di poco inverno fin sopra le luci dei lampioni, sui balconi di panni contadini stesi all’ultimo sole,
in questa notte di matite spezzate e di dita incollate dalla gommapane.
Notte di rosso malvestita e lacera,
che mischia nel bicchiere ricordi alla birra antica, notte di antologie scritte in fretta, come graffito di amante su un muro, notte di madre che confonde gli accenti e chiama i suoi figli con un unico nome, notte raggomitolata sul sacrato di una chiesa in disuso dove le mie preghiere si fanno mani e dita che ti cercano, notte di prosa sgangherata e triste, poggiata sul foglio stropicciato che non leggerai domani, notte solo mia e di nessun altro, notte di tante notti, di quando rimango sveglio e a dormire ci mando l’anima…

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…Don Mazzerò…

…a mia figlia piace guardare Don Matteo. Invece, io penso che ‘sto prete porti sfiga. Questo ti risolve due casi di omicidio a settimana. Più di cento omicidi l’anno, che per 15 anni di telefilm fanno più di 1500 omicidi. In un paese di 20 mila abitanti? Oddio, una vera e propria carneficina!!! Hitler al confronto veniva usato come portafortuna…

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…ardore…

…se mi mandi in privato una tua poesia dove compare ben tre volte la parola falò, per cinque volte il verbo ardere e per quattro volte la parola brucio, e poi mi chiedi cosa ne penso, alla mia risposta “…datti fuoco…” non puoi permetterti di fare il permaloso e togliermi l’amicizia…

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…uxorimedio…

…adesso dopo le unioni civili, mi aspetto un ulteriore passo avanti: una legge sulle unioni incivili, sequestro immediato dei beni, perdita della patria potestà e castrazione chimica a tutti quelli che usano violenza sul partner. e vaffanculo…

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